La “Città del Piano”: è questa l’idea progettuale che fece seguito allo sgombero dei 20.000 abitanti dei Sassi di Matera negli anni ’50 del Novecento.
I nuovi quartieri pensati per ospitare gli sfollati del luogo definito “vergogna nazionale” divennero un vero e proprio laboratorio urbanistico.
I progettisti più importanti furono chiamati a costruire la città nuova. Il Rione Serra Venerdì, progettato dall’architetto Luigi Piccinato, fu il primo in ordine di tempo a sorgere.
Le idee progettuali della corrente Neorealista legata al Razionalismo Italiano portarono alla realizzazione del Borgo La Martella -sorto a pochi chilometri dalla città- e del Rione Spine Bianche.
I Rioni di Villalongo, Lanera, Agna e l’altro insediamento extraurbano di Borgo Venusio completarono il nuovo riassetto urbanistico di Matera.
Intorno agli anni Settanta si ebbe una
nuova fase urbanistica che portò la città ad assumere una forma stretta ed allungata sviluppatasi lungo l’asse nord-sud, per evitare gli impedimenti naturali rappresentati dalla Gravina e dai versanti scoscesi delle colline della valle del Bradano.
La Matera “nuova” non poteva fare a meno di quella “vecchia” e da questa necessità prese l’avvio il recupero del Rione Sassi e del prospiciente Altopiano Murgico. La legge del 1986 segnò l’inizio della stagione di recupero e tutela dei Sassi di Matera e l’inserimento della città nell’elenco dei siti Patrimonio dell’Umanità fu il riconoscimento più alto per questo rinnovato sentimento identitario che lega la città ai suoi abitanti e i materani alla loro storia.
ITINERARIo CAVEOSO