PIAZZA DEL SEDILE

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PIAZZA DEL SEDILE
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Le quattro Virtù Cardinali, una meridiana, un orologio e i Protettori della Città. L’immagine che abbiamo davanti a noi è un’allegoria plastica per una corretta gestione della vita pubblica.

Le quattro Virtù Cardinali, una meridiana, un orologio e i Protettori della Città. L’immagine che abbiamo davanti a noi è un’allegoria plastica per una corretta gestione della vita pubblica.

Le quattro Virtù Cardinali, una meridiana, un orologio e i Protettori della Città. L’immagine che abbiamo davanti a noi è un’allegoria plastica per una corretta gestione della vita pubblica. È il Palazzo del Sedile, il luogo in cui sedevano gli amministratori di Matera dal Rinascimento alla Seconda Guerra Mondiale.
La Giustizia, la Fortezza, la Temperanza e la Prudenza, come guide che scandiscono il Tempo della vita pubblica e civile della città, sotto la protezione della Madonna della Bruna e di sant’Eustachio.

Universitas Civium, la Totalità dei Cittadini. Con questo termine si indicava il Governo delle città nel Regno di Napoli. “Fino al 1806, perdurò il costume di farsi dal popolo l’elezione de’ Governanti in pubblico parlamento, come altresì d’affidarsi l’amministrazione della Città ad un sindaco, a sei ordinati, o eletti, e a diciotto altri individui, ch’esser soleavo convocati ne’ privati parlamenti, facendosi cadere alternativamente la scelta del sindaco in un anno, ch’era il paro, sul ceto de’ nobili, ed in un altro, ch’era il disparo, su quello del popolo.

Effettuavasi l’elezione nella prima domenica d’agosto, in un pubblico general parlamento, cui presedeva, per privilegio della Città, ad oggetto di prevenire i tumulti, il regio governadore. I nuovi eletti non entravano in funzione, che nella prima di settembre”.
…a volte, però, né le Virtù, né i Santi Patroni possono rimediare alle azioni degli uomini, che il Tempo ha il dovere di ricordare.

I contadini  Reclamavano le terre sottratte dai proprietari al Demanio. Tra questi ultimi c’era anche Francesco Gattini, rampollo di un’antichissima famiglia della nobiltà materana, che si presentava come simpatizzante verso le nuove idee liberali. Il popolo, però, non era dello stesso parere, ritenendolo uno dei maggiori usurpatori dei terreni demaniali destinati a loro dagli accordi presi nel Parlamento cittadino, di cui chiedeva la restituzione.
Per convincerlo ad accettare questa richiesta Gattini doveva ricevere una lezione. Riunitisi in una casa dei Sassi, i contadini decisero di cospargere il portone del palazzo del Conte Francesco con acqua ragia ed incendiarlo.
Bastoni, falci, zappe e qualche fucile vennero branditi e agitati sotto il palazzo del Conte, il quale, in tutta risposta, dopo aver messo in salvo la sua famiglia a Trani, commise l’errore di sfidare apertamente i convenuti lanciando monetine dal balcone.
L’agitazione si tramutò in rabbia omicida. Il portone fu abbattuto. Il Conte preso e trascinato in questa piazza. Sottoposto ad un processo dalla condanna scontata, fu trucidato.
La notte tra il 7 e l’8 agosto del 1860, mentre il Sud dell’Italia era in fermento per la risalita delle Camicie Rosse di Garibaldi, a Matera si consumava un tragico ed efferato eccidio.

Le quattro Virtù Cardinali, una meridiana, un orologio e i Protettori della Città. L’immagine che abbiamo davanti a noi è un’allegoria plastica per una corretta gestione della vita pubblica. È il Palazzo del Sedile, il luogo in cui sedevano gli amministratori di Matera dal Rinascimento alla Seconda Guerra Mondiale.
La Giustizia, la Fortezza, la Temperanza e la Prudenza, come guide che scandiscono il Tempo della vita pubblica e civile della città, sotto la protezione della Madonna della Bruna e di sant’Eustachio.

Universitas Civium, la Totalità dei Cittadini. Con questo termine si indicava il Governo delle città nel Regno di Napoli. “Fino al 1806, perdurò il costume di farsi dal popolo l’elezione de’ Governanti in pubblico parlamento, come altresì d’affidarsi l’amministrazione della Città ad un sindaco, a sei ordinati, o eletti, e a diciotto altri individui, ch’esser soleavo convocati ne’ privati parlamenti, facendosi cadere alternativamente la scelta del sindaco in un anno, ch’era il paro, sul ceto de’ nobili, ed in un altro, ch’era il disparo, su quello del popolo.

Effettuavasi l’elezione nella prima domenica d’agosto, in un pubblico general parlamento, cui presedeva, per privilegio della Città, ad oggetto di prevenire i tumulti, il regio governadore. I nuovi eletti non entravano in funzione, che nella prima di settembre”.
…a volte, però, né le Virtù, né i Santi Patroni possono rimediare alle azioni degli uomini, che il Tempo ha il dovere di ricordare.

I contadini  Reclamavano le terre sottratte dai proprietari al Demanio. Tra questi ultimi c’era anche Francesco Gattini, rampollo di un’antichissima famiglia della nobiltà materana, che si presentava come simpatizzante verso le nuove idee liberali. Il popolo, però, non era dello stesso parere, ritenendolo uno dei maggiori usurpatori dei terreni demaniali destinati a loro dagli accordi presi nel Parlamento cittadino, di cui chiedeva la restituzione.
Per convincerlo ad accettare questa richiesta Gattini doveva ricevere una lezione. Riunitisi in una casa dei Sassi, i contadini decisero di cospargere il portone del palazzo del Conte Francesco con acqua ragia ed incendiarlo.
Bastoni, falci, zappe e qualche fucile vennero branditi e agitati sotto il palazzo del Conte, il quale, in tutta risposta, dopo aver messo in salvo la sua famiglia a Trani, commise l’errore di sfidare apertamente i convenuti lanciando monetine dal balcone.
L’agitazione si tramutò in rabbia omicida. Il portone fu abbattuto. Il Conte preso e trascinato in questa piazza. Sottoposto ad un processo dalla condanna scontata, fu trucidato.
La notte tra il 7 e l’8 agosto del 1860, mentre il Sud dell’Italia era in fermento per la risalita delle Camicie Rosse di Garibaldi, a Matera si consumava un tragico ed efferato eccidio.

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