VIRGILIO FANTUZZI

testimonianze OSPITI CELEBRI

UNA CERTA MATERA VIRGILIO FANTUZZI

TESTIMONIANZA OSPITI CELEBRI

UNA CERTA MATERA
VIRGILIO FANTUZZI

"Percorrere questi spazi mi dà un'emozione perché vedo questa Matera immaginaria, spirituale, poetica, che si concretizza nella realtà."

"Percorrere questi spazi mi dà un'emozione perché vedo questa Matera immaginaria, spirituale, poetica, che si concretizza nella realtà."

La prima volta che vengo a Matera, intanto percorrere questi spazi, fissarsi così, mi dà un’emozione. Mi dà un’emozione perché vedo questa Matera immaginaria, spirituale, poetica, che si concretizza nella realtà. Ma intanto penso che un turista che viene a Matera ci viene con un animus completamente diverso dal mio, perché viene con una certa curiosità turistica, che è un atteggiamento che non amo molto.
È la prima volta che vengo a Matera, però siccome il Vangelo secondo Matteo lo posso considerare come il film della mia vita, quindi mi è entrato dentro l’anima, insieme col film dentro l’anima mi è entrata una certa Matera. Pasolini nel fare questo film era consapevole di non avere il dono della fede, riteneva di non essere credente, anche se quando poi ha scritto questa cosa dice “Io non sono credente almeno nella coscienza” e per me l’inciso conta molto. Si può dire che guardando proprio il film, tutte quelle facce, perché nel film non c’è un attore che sia uno, compreso il protagonista, compresa la Madonna, le due Madonne e quella giovane.
In ogni fotogramma si vedono dei volti anonimi di persone che sono le persone del popolo che lui ama, al quale lui vuole rendere omaggio e al quale vuole mandare questo messaggio, che è un messaggio che poi ricalca fedelmente la falsa riga del Vangelo perché non c’è una sola parola che sia inventata. Questo procedimento di progressiva immedesimazione  dell’autore all’interno dell’opera, non programmata prima ma imposta per necessità… a questo punto era l’opera che imponeva a Pasolini, determinate scelte. Questo procedimento di immedesimazione assume un’accelerazione proprio a Matera, perché Matera è il momento in cui il film cambia registro, dei luoghi sparsi, per lo più, di villaggi, poveri villaggi, povera gente.
Questo film nasce come un film povero, ma a un certo punto deve arrivare a un momento in cui questo film diventa grandioso, per la partecipazione delle masse, per i movimenti di fondo ecc.
Nella Matera vista da Pasolini, reinventata da Pasolini sullo slancio della tensione poetica che animava la sua opera, avevo e ho tuttora dentro di me un’idea poetica di Matera che non è un’idea poetica qualunque ma è quell’idea poetica lì che mi è entrata dentro. 

La prima volta che vengo a Matera, intanto percorrere questi spazi, fissarsi così, mi dà un’emozione. Mi dà un’emozione perché vedo questa Matera immaginaria, spirituale, poetica, che si concretizza nella realtà. Ma intanto penso che un turista che viene a Matera ci viene con un animus completamente diverso dal mio, perché viene con una certa curiosità turistica, che è un atteggiamento che non amo molto.
È la prima volta che vengo a Matera, però siccome il Vangelo secondo Matteo lo posso considerare come il film della mia vita, quindi mi è entrato dentro l’anima, insieme col film dentro l’anima mi è entrata una certa Matera. Pasolini nel fare questo film era consapevole di non avere il dono della fede, riteneva di non essere credente, anche se quando poi ha scritto questa cosa dice “Io non sono credente almeno nella coscienza” e per me l’inciso conta molto. Si può dire che guardando proprio il film, tutte quelle facce, perché nel film non c’è un attore che sia uno, compreso il protagonista, compresa la Madonna, le due Madonne e quella giovane.
In ogni fotogramma si vedono dei volti anonimi di persone che sono le persone del popolo che lui ama, al quale lui vuole rendere omaggio e al quale vuole mandare questo messaggio, che è un messaggio che poi ricalca fedelmente la falsa riga del Vangelo perché non c’è una sola parola che sia inventata. Questo procedimento di progressiva immedesimazione  dell’autore all’interno dell’opera, non programmata prima ma imposta per necessità… a questo punto era l’opera che imponeva a Pasolini, determinate scelte. Questo procedimento di immedesimazione assume un’accelerazione proprio a Matera, perché Matera è il momento in cui il film cambia registro, dei luoghi sparsi, per lo più, di villaggi, poveri villaggi, povera gente.
Questo film nasce come un film povero, ma a un certo punto deve arrivare a un momento in cui questo film diventa grandioso, per la partecipazione delle masse, per i movimenti di fondo ecc.
Nella Matera vista da Pasolini, reinventata da Pasolini sullo slancio della tensione poetica che animava la sua opera, avevo e ho tuttora dentro di me un’idea poetica di Matera che non è un’idea poetica qualunque ma è quell’idea poetica lì che mi è entrata dentro. 

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