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IL PALOMBARO GRANDE di BIAGIO LAFRATTATESTIMONIANZA ABITANTE
il palombaro grande
BIAGIO LA FRATTA
"Fu realizzato con l'aggregazione di cavità già esistenti, sia grotte sia cisterne, perché la piazza era piena di cisterne, essendo un punto di confluenza nelle falde freatiche."
"Fu realizzato con l'aggregazione di cavità già esistenti, sia grotte sia cisterne, perché la piazza era piena di cisterne, essendo un punto di confluenza nelle falde freatiche."
Alla fine dell’Ottocento, il Comune di Matera si pose il problema dell’approvvigionamento idrico per la città del piano. I due serbatoi che esistevano già in piazza Vittorio Veneto non erano sufficienti a soddisfare il fabbisogno della cittadinanza. Questa enorme struttura, che noi definiamo il cosiddetto Palombaro Lungo o Palombaro Grande, per distinguere appunto dagli altri due palombari più piccoli, fu realizzato con l’aggregazione di cavità già esistenti, sia grotte sia cisterne, perché la piazza era piena di cisterne, essendo un punto di confluenza nelle falde freatiche che venivano dalla zona del comune, dalla zona di Macamarda e dalla zona del castello.
Questa struttura quindi fu intonacata tutta quanta con questo intonaco particolare, il coccio pesto, che è impermeabile, per cui non permette la fuoriuscita dell’acqua. C’è una tubazione ancora rimasta in loco e da lì scendeva l’acqua che raggiungeva i vari livelli che possiamo identificare con le strisce nere che vediamo sulle pareti. Qui possiamo osservare il livello massimo dell’acqua, che è quel segno nero che percorre tutta la struttura della volta del palombaro. E vediamo anche che cosa i secchi che cadevano nell’acqua hanno provocato sulla volta. Vedete quel senso, quel segno di ruggine? È il secchio capovolto che è stato mantenuto lì dall’acqua, con la pressione dell’acqua. Non ci sono più le vecchie canalizzazioni, però l’acqua continua ad entrare. Abbiamo osservato che, nonostante i ripetuti svuotamenti, l’acqua sempre continua a salire. Per cui l’intonaco supponiamo che sia permeabile e stiamo facendo degli studi proprio per valutare questa posizione.
Alla fine dell’Ottocento, il Comune di Matera si pose il problema dell’approvvigionamento idrico per la città del piano. I due serbatoi che esistevano già in piazza Vittorio Veneto non erano sufficienti a soddisfare il fabbisogno della cittadinanza. Questa enorme struttura, che noi definiamo il cosiddetto Palombaro Lungo o Palombaro Grande, per distinguere appunto dagli altri due palombari più piccoli, fu realizzato con l’aggregazione di cavità già esistenti, sia grotte sia cisterne, perché la piazza era piena di cisterne, essendo un punto di confluenza nelle falde freatiche che venivano dalla zona del comune, dalla zona di Macamarda e dalla zona del castello.
Questa struttura quindi fu intonacata tutta quanta con questo intonaco particolare, il coccio pesto, che è impermeabile, per cui non permette la fuoriuscita dell’acqua. C’è una tubazione ancora rimasta in loco e da lì scendeva l’acqua che raggiungeva i vari livelli che possiamo identificare con le strisce nere che vediamo sulle pareti. Qui possiamo osservare il livello massimo dell’acqua, che è quel segno nero che percorre tutta la struttura della volta del palombaro. E vediamo anche che cosa i secchi che cadevano nell’acqua hanno provocato sulla volta. Vedete quel senso, quel segno di ruggine? È il secchio capovolto che è stato mantenuto lì dall’acqua, con la pressione dell’acqua. Non ci sono più le vecchie canalizzazioni, però l’acqua continua ad entrare. Abbiamo osservato che, nonostante i ripetuti svuotamenti, l’acqua sempre continua a salire. Per cui l’intonaco supponiamo che sia permeabile e stiamo facendo degli studi proprio per valutare questa posizione.
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